#EsciLe fenomenologia di un tormentone “social” in 4 punti

Tutto ebbe inizio da un giovane studente di Milano che per gioco, per strategia promozionale, per goliardia, propose alle studentesse di una delle più rinomate università italiane di mostrare le loro rotondità scrivendo sulla pelle il nome dell’università stessa.

Che questo sarebbe divenuto fenomeno virale e condiviso da altri atenei nel giro di pochissimi giorni, sino a divenire notizia presente in ogni testata on-line, il suo ideatore forse ne aveva poca consapevolezza. 

In realtà forse era prevedibile che ingredienti quali nudità, segretezza del volto e scontro morale che ne consegue ogni volta che una donna si spoglia, sarebbero stati una ricetta vincente nonostante breve.

Infatti, come ogni fenomeno social che si rispetti l’interesse si consuma come una candela nella notte, basta un giorno di sfoghi e sfuriate a suon di commenti, controrisposte sulla necessità di “Uscire l’Intelletto” e i classici richiami di rito al  classico fenomeno del web, e si spegne in fretta ogni slancio di riflessione.

Ma stavolta ho pensato che riprendere l’argomento un giorno dopo e con una chiave di lettura “psicosocial” potesse essere utile.

Questo articolo nasce proprio dai commenti di un collega psicologo che con l’ironia che contraddistingue lui e il genere maschile, solleticato dalle immagini delle profonde scollature che ieri hanno inondato il web, chiese a me e alle colleghe se anche nella nostra adorata scuola di specializzazione potesse avvenire un fenomeno del genere.

Beh, tra il serio e il faceto ci si chiede se in questo fenomeno vi sia la voglia di affermare l’identità, la presenza di una sessualità che si connota di nuovi tabù, o il bisogno sempre più dilagante di apparire e poi di conseguenza essere.

In effetti questo fenomeno è parte di questa nuova deriva dell’identità che ha bisogno di entrare dentro questi sistemi di affermazione sperando di trovare il riconoscimento di sè attraverso un numero sufficiente di like e condivisioni.

A mio avviso non sono caratteristiche del fenomeno social #escile bensì di tutti i tormentoni che dilagano nel web,

 ecco perchè

ho pensato di provare a delineare le caratteristiche di un fenomeno social che diviene tormentone:

1. ricerca del contenuto condiviso

I social ed in particolare Facebook sono un’ onda caotica di contenuti che scorrono senza coerenza interna e senza un comune denominatore, ma il mare in cui si nuota quando ci si perde nelle home e nei profili di facebook a lungo andare diviene vasto e difficile da navigare.

L’essere umano per sua natura ha la tendenza a ricercare delle costanti, a creare ordine in mezzo a questo disordine di contenuti casuali, cosi nasce l’esigenza di condividere informazioni che possono polarizzare l’interesse del maggior numero di persone. Twitter è l’ esempio più lampante di questa logica.

2. Voglia di affermare se stessi

La ricerca della possibilità di affermare la propria identità è un’altro elemento che porta ognuno di noi a fare scelte anche molto diverse. C’è chi sceglie di studiare tantissimo per divenire un professionista affermato, chi di puntare tutto su una propria abilità o sul proprio aspetto esteriore. 

Si scopre ben presto che realizzarsi e potersi affermare sono frutto di un percorso lungo che richiede motivazione e tenacia. 

La trappola del web sta nel vedere le persone più comuni riuscire in poco tempo ad avere successo e affermarsi attraverso la loro popolarità sui social. Basta analizzare casi come il bambino di 11 anni di Catania, Marco Leonardi, che riesce ad ottenere milioni di visualizzazioni solo mandando bacetti alle ragazzine che mettono il “mi piace” durante i suoi video. 

La mente cade facilmente nei tranelli del “facile” e “subito”.

3. Bisogno del giudizio dell’altro

La tendenza a verificare nel giudizio dell’altro quanto sia condiviso o corretto ciò che faccio è un’altra leva sulla quale poggia tutto il senso del social. 

Perchè scelgo di condividere un contenuto, una foto o un selfie? Il più delle volte la risposta è rintracciabile nei commenti e nel numero di “mi piace” che quel contenuto ha riscosso. 

L’altro mi giudica e mette un pollice in su su ciò che dico o posto o fotografo. Questo sottile meccanismo può spiegare come mai si ha l’esigenza sempre più pressante di pubblicare immagini di se filtrate, ritoccate e socialmente apprezzabili. 

Nei fenomeni social produce anche i contro-movimenti, il contro-fenomeno come nel caso #escile, dove è comparsa l’università di Palermo che ha voluto promuovere le foto col libro per dimostrare che invece li si punta al sapere. 

Fenomeni e contro-fenomeni giocano sui giudizi espliciti ed impliciti e noi li condividiamo, commentiamo o semplicemente ne parliamo al bar con gli amici.

4. Verifica dei confini e sessualità 

I social network sempre più spesso stanno divenendo un tester per verificare sin dove si può arrivare, quando si sceglie di mostrare parti di se o di condannare chi lo fa stiamo testando i confini delle nostre teorie e dei nostri punti di vista, stiamo confrontando i nostri valori e nostri tabù. Uno dei tabù più discussi è quello della sessualità in quanto entrano in gioco moltissimi elementi personali, culturali e sociali che si intrecciano rendendo il tema carico di “appeal”.

Nel caso di #escile interessante mi sembra il dato che non vengano mostrati i volti lasciando ignaro l’osservatore sull’identità della studentessa o dello studente. Questo probabilmente depone a favore del fatto che alcuni tabù sono resistenti anche a ai tormentoni e che forse potremmo davvero lasciar correre questa ondata di foto osè come una goliardia da social.

Se si analizzano i trend social su facebook di ieri ai primi tre posti troviamo:

#escile

#mancinigay

#nobulling il caso di Chiara

In modi diversi questi trend hanno a che fare con la propria identità e il proprio bisogno di affermarsi come persone riconosciute e apprezzate da tutti.

Quindi ricordiamoci che siamo tutti oggetto di giudizio ma siamo anche giudici e se impariamo a conoscere le regole del gioco e condividerle magari potremmo essere più consapevoli nel valutare e dispensare giudizi e smetteremmo di essere passivi generatori di tormentoni.

Buona vita social a tutti

Sibilla Giangreco