Mal d’estate e voglia di rinviare a Settembre

Tra il 1846-1882, il bibliotecario di Harvard John Langdon Sibley, nei suoi diari, si lamenta spesso per il caldo estivo: “Si appassisce di calore e mi snerva e mi fa star male questo senso di appassimento”, ha scritto nel 1852. Sibley è vissuto prima dell’età dell’aria condizionata ma la ricerca dimostra che la sua osservazione è ancora attuale: l’estate ha davvero il potere di essere un momento di riduzione della produttività. Il nostro cervello, in senso figurato, appassisce.   Uno dei problemi principali è la motivazione: quando il tempo è brutto, nessuno vuole andare fuori, ma quando il sole splende, l’aria è calda, e il cielo è blu, tempo libero ci richiamano fuori da casa. Uno studio del 2008 utilizzando i dati della American Time Use Survey ha rilevato che, nei giorni di pioggia, gli uomini hanno speso, in media,i trenta minuti in più sul posto di lavoro rispetto ai giorni relativamente soleggiati. Nel 2012, un gruppo di ricercatori della Harvard University e la University of North Carolina a Chapel Hill ha condotto uno studio sul campo dei lavoratori bancari giapponesi e ha trovato un modello simile: i lavoratori durante il maltempo sono più produttivi rispetto ai periodo di tempo più soleggiato. Nel 1994, Gerald Clore, un pioniere nella ricerca di come i fenomeni ambientali che alterano l’umore influenzano la cognizione e il giudizio, ha scoperto che il tempo piacevole può spesso portare a una maggiore tendenza alla riflessione. Clore ed i suoi colleghi hanno concluso con le loro ricerche che il bel tempo porta la gente a preferire pensieri su base euristica, cioè a fare affidamento sulle scorciatoie mentali a scapito dell’analisi reale. Il tempo d’Estate, specialmente afoso può anche ridurre sia la nostra capacità d’attenzione che i nostri livelli di energia.  Una scoperta comune è un legame relativo tra sole e felicità: anche se le persone che vivono in luoghi soleggiati, come il Southern California, non sono più felici di quelli che vivono nelle condizioni più dure del Midwest, giorno per giorno le variazioni di sole fanno la differenza La gente è più felice quando le giornate si allungano e sono più calde in prossimità del solstizio d’estate, e meno felici nei giorni più freddi e più brevi. Riferiscono anche una maggiore soddisfazione di vita nei giorni relativamente più piacevoli. La stagione più felice, poi, è l’estate. Un buon umore, in generale, è a sua volta stato collegato allo stesso tipo di pensiero euristica che Clore ha osservato nei suoi studi su pensiero e clima. Il rovescio della medaglia oltre al cattivo umore è la tendenza a stimolare un più rigoroso pensiero analitico.   Una buona consapevolezza degli effeti che i cambiamenti cimatici hanno su ognuno di noi può aiutarci a organizzare al meglio i nostri obiettivi.